Sembra una storia lontana quella dei campi di concentramento, ma non lo è, come ha raccontato Virginio Monti nel quarto incontro de I Giovedì letterari - la rassegna culturale curata da Marco Nicoli e Andrea Cosimini, con il patrocinio del comune di Bagni di Lucca e il sostegno della cooperativa sociale Solidarietà e Sviluppo -, attraverso il suo libro “Il campo di concentramento di Bagni di Lucca”, edito da Tra le righe libri nell’aprile del 2024.
Fornoli torna ad ospitare questo appuntamento con la cultura, in una cornice mai così adatta come in questo caso, in quanto si è parlato di come la deportazione di cittadini ebrei sia stata interna al territorio di Bagni di Lucca.
Virginio Monti, fruttuoso autore locale, ha esposto i risultati della sua ricerca dietro quello che è stato il campo di concentramento istituito in località Bagni Caldi, presso Villa Cardinali, in via S. Giovanni, stabile che è divenuto poi l’Antico Hotel Terme. Villa Cardinali venne scelta per la provincia di Lucca come luogo di raccolta forzata di popolazione di origine ebraica, in seguito all’ordine di polizia numero 5, emanato il 30 novembre 1943 dal ministro dell’interno Buffarini Guidi, che disponeva l’internamento in appositi campi provinciali, prima del trasferimento ad Aushwitz. Il luogo, che ospitava già una struttura ricettiva, fu privato di tutto e gestito dalla 86^ Legione di Lucca.
Focale per l’autore è porre l’attenzione sul ruolo che ebbero i fascisti nella deportazione degli ebrei in tutta Italia: essi furono infatti i maggiori responsabili della caccia all’uomo, come conoscitori del territorio, ignoto invece ai soldati nazisti tedeschi. La responsabilità deve quindi ricadere sugli italiani, che venivano addirittura ricompensati a seguito di soffiate o catture. Non si parla però solo di soldati; il libro ci racconta una Bagni di Lucca del passato, ricca di fondi e di abitanti (più di 11 mila), una Bagni di Lucca crogiolata nella sua ricchezza che supportava, nelle sue frazioni più grandi come Villa o Ponte a Serraglio, il fascismo, e che non si fece scrupoli nel denunciare persone innocenti. Fortuna del paese fu allora la grande massa di abitanti che popolava le frazioni montane, luoghi ricchi di attività agricole floride, in cui la sovranità era e rimase di quei lavoratori che divennero poi partigiani della Resistenza. Il coraggio e l’umanità dei cosiddetti montanari rappresentarono la salvezza per uomini, donne e bambini, in quello che fu probabilmente il capitolo più oscuro della storia mondiale.
“Può sembrare una storia lontana, ma non lo è, – ha affermato Virginio Monti – ciò che è stato è possibile riviverlo anche peggio se non si ha il coraggio di affrontare ciò che la storia racconta; la storia è come un amico che ti dice che hai fatto un errore, per aiutarti a non commetterlo di nuovo”.
L’appuntamento con i Giovedì letterari si rinnoverà ancora due volte, con Agnese Benedetti, che giovedì 8 maggio ci parlerà del suo saggio “Il capolavoro di Benabbio, il trittico di Baldassarre di Biagio”, e con Giovanni Alberigi, giovedì 22 maggio, con “Un uomo, un paese, una valle”.
Foto di Nicola Tognetti