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Scritto da Redazione
Garfagnana
21 Aprile 2025

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Dalla Toscana e, in particolare, dalla Lucchesia e dalla Valle del Serchio, arrivano numerosi messaggi di cordoglio per la morte di Papa Francesco avvenuta questa mattina.

Eugenio Giani, Presidente della Regione Toscana: “Il dolore e la perdita di Papa Francesco - afferma -, un sentimento che domina ciascuno di noi in un confuso rigenerarsi di emozioni caratterizzate dalla tristezza, ma è indubbio che con Papa Francesco se na va una figura che ha segnato la storia. Un uomo - prosegue Giani - che sempre si è espresso facendo sentire alta la sua voce per la pace in un mondo che sembra andare verso i conflitti, un uomo sempre attento e vicino agli ultimi e ai sofferenti. Una grande personalità - conclude Giani - sul piano religioso e civile. Su quello religioso con un processo di rinnovamento della Chiesa ed una maggiore attenzione  agli ultimi e ai sofferenti. Sul piano civile un uomo sempre attento ai processi di sviluppo delle società che avessero a cuore la solidarietà, lo sviluppo sostenibile e la cura dell’ambiente. Una personalità che con le sue encicliche ha saputo rapportare la Chiesa a quell’anima di vicinanza alla dimensione più popolare e autentica che indubbiamente giova a un mondo che ha bisogno di figure che, da un punto di vista religioso, siano così vicine e sensibili, con il loro carisma, alla gente comune”.

Paolo Giulietti,
Arcivescovo di Lucca: "La nostra Chiesa di Lucca è nella tristezza per la morte dell’amato Papa Francesco: le sue parole e la testimonianza della sua vita ci hanno guidato per dodici anni dietro il Signore Gesù, sulle vie del Vangelo, in un lungo pellegrinaggio di speranza. Anche dinanzi alla fine – alla sua fine – lui ha qualcosa da dirci: «La speranza cristiana consiste proprio in questo: davanti alla morte, dove tutto sembra finire, si riceve la certezza che, grazie a Cristo, alla sua grazia che ci è stata comunicata nel Battesimo, “la vita non è tolta, ma trasformata”, per sempre. […] Cosa sarà dunque di noi dopo la morte? Con Gesù al di là di questa soglia c’è la vita eterna, che consiste nella comunione piena con Dio, nella contemplazione e partecipazione del suo amore infinito. Quanto adesso viviamo nella speranza, allora lo vedremo nella realtà. Sant’Agostino in proposito scriveva: “Quando mi sarò unito a te con tutto me stesso, non esisterà per me dolore e pena dovunque. Sarà vera vita la mia vita, tutta piena di te”. Cosa caratterizzerà dunque tale pienezza di comunione? L’essere felici. La felicità è la vocazione dell’essere umano, un traguardo che riguarda tutti». (Spes non confundit, 20-21). A questa speranza noi affidiamo con amore la sua e la nostra esistenza, certi che non resteremo delusi, come ci è stato detto nelle liturgie pasquali che abbiano celebrato in questi giorni. Invito tutti i fedeli della Diocesi a partecipare, in presenza o attraverso i media, alla veglia di preghiera che si terrà stasera 21 aprile alle ore 21 nella Cattedrale di San Martino (in diretta anche su NoiTv), in comunione con tutte le iniziative di preghiera che oggi si celebrano nelle Diocesi di tutto il mondo. Nei prossimi giorni chiedo, a parroci e rettori di chiese, di inserire l’intenzione di suffragio nelle celebrazioni eucaristiche quotidiane, rinnovando l’annuncio apostolico della vita eterna e della risurrezione, affidato in modo speciale dal Cristo a Pietro e ai suoi successori. In questo modo la tristezza di questo distacco non ci «ruberà» la speranza e la gioia che la Pasqua sempre e comunque ci consegna. «Le tempeste non potranno mai avere la meglio, perché siamo ancorati alla speranza della grazia, capace di farci vivere in Cristo superando il peccato, la paura e la morte. Questa speranza, ben più grande delle soddisfazioni di ogni giorno e dei miglioramenti delle condizioni di vita, ci trasporta al di là delle prove e ci esorta a camminare senza perdere di vista la grandezza della meta alla quale siamo chiamati, il Cielo». (Spes non confundit, 25)".

La professoressa Michela del Carlo, Responsabile Nazionale delle Relazioni Estere nel Comitato Esecutivo Nazionale dell’AGeSC: "Esprimo con grande tristezza e commozione il cordoglio del Comitato Provinciale AGeSC di Lucca e Regionale della Toscana per la scomparsa dell’amato Papa Francesco. Siamo grati di avere avuto l’onore di incontrarlo in Udienza lo scorso 4 gennaio (e in precedenza, nel 2015) per celebrare il 50° Anniversario di Fondazione dell’ associazione. Fu un incontro molto toccante dove il Santo Padre dette dimostrazione della sua grande umiltà e generosità. Siamo profondamente addolorati per il grande vuoto che ha lasciato e porteremo nel nostro cuore la grande riconoscenza per l’attenzione riservata al mondo dell’educazione e della scuola, ai genitori e ai docenti. Desideriamo esprimere il nostro più sentito ringraziamento a Papa Francesco per l’amore che ci ha donato. In occasione dell’Udienza del 4 gennaio scorso, Papa Francesco evidenziò il concetto della “pedagogia di Dio”, sottolineando che “il suo metodo educativo si basa sulla vicinanza, sulla compassione e sulla tenerezza” e ricordando che i “pellegrini di speranza sono tutte le persone che cercano un senso per la propria vita e anche coloro che aiutano i più piccoli a camminare su questa strada. Appresa la triste notizia, l’AGeSC di Lucca e della Toscana si unisce in preghiera per Papa Francesco con la Diocesi e la Chiesa tutta”.

Elena Pampana, Presidente Acli Toscana: "Con la scomparsa di Papa Francesco, perdiamo un padre vero, capace di parlare al cuore delle persone semplici, dei lavoratori, delle famiglie. È un dolore profondo per tutta la comunità delle Acli, che in lui ha sempre riconosciuto una guida spirituale e civile. Per noi toscani – prosegue Pampana – il legame con Papa Francesco è stato anche diretto: più volte ha scelto la nostra terra per portare un messaggio di speranza e di impegno concreto. Firenze, Prato, Loppiano: in ogni incontro ci ha lasciato parole che hanno tracciato una direzione chiara per chi crede in una fede incarnata nella vita quotidiana, nel lavoro, nella giustizia sociale. Il Papa non ha mai smesso di ricordarci che 'il lavoro è sacro', che 'non c'è peggiore povertà di chi è privato della dignità del lavoro' – aggiunge –. Ha dato voce agli invisibili, ai precari, ai giovani che non trovano un futuro. La sua attenzione costante al mondo del lavoro, alla dignità della persona, alla pace e alla cura del creato resteranno per noi una bussola etica e sociale. Oggi ci stringiamo alla Chiesa intera – conclude Pampana – e lo facciamo con gratitudine. Il suo insegnamento continuerà a ispirare il nostro impegno, nel segno di una fede che si fa azione, accoglienza, coraggio".

Alberto Grilli, Presidente di Confcooperative Toscana: "Con Papa Francesco si spegne una voce che, per il mondo della cooperazione, ha rappresentato in questi anni una guida autentica, capace di illuminare con forza e coerenza la strada dell'economia civile e del bene comune. Le sue parole sono state per noi un continuo stimolo a mettere le persone al centro, a partire da quelle più fragili e dimenticate. Papa Francesco ha saputo parlare a tutti – prosegue Grilli – ma in modo particolare a chi, come noi, crede nella forza della solidarietà organizzata, nella responsabilità condivisa, nel lavoro come strumento di dignità. La sua attenzione costante verso le periferie esistenziali e il suo appello a costruire ponti anziché muri sono stati, e continueranno a essere, pilastri della nostra azione quotidiana. In Toscana, dove la cooperazione rappresenta un modello radicato e diffuso, il messaggio del Papa ha trovato ascolto e concretezza: "Le nostre cooperative hanno tradotto nel fare quotidiano quelle parole che ci ha affidato – conclude Grilli – e che continueremo a custodire come un'eredità preziosa. In questo momento di preghiera e riflessione, rinnoviamo il nostro impegno a portare avanti una visione evangelica di giustizia, inclusione e sviluppo umano integrale".

Pietro Dattolo, Presidente dell'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Firenze: "Ha mostrato al mondo che la cura non è solo tecnica, ma è relazione umana. Da medico e da cattolico, ho sempre sentito nelle parole di Papa Francesco un'eco profonda del nostro compito quotidiano: prendersi cura non significa solo guarire, ma accompagnare, accogliere, condividere.
Il Santo Padre ha parlato al mondo sanitario con lucidità e sensibilità, richiamando con forza l'urgenza di rimettere al centro la persona e non solo la malattia. Il suo insegnamento sull'accesso alle cure, sulla tutela dei più fragili, sulla medicina come servizio e vocazione, resta per tutti noi un riferimento imprescindibile" aggiunge Dattolo. "Anche quando le posizioni non coincidevano pienamente Papa Francesco ha saputo indicare una strada che unisce e non divide. Il suo messaggio è sempre stato di dialogo, compassione e profondità morale. Oggi il mondo perde un grande uomo, e noi medici perdiamo un punto di riferimento prezioso" conclude Dattolo.

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