"Padre non è colui che genera. Padre è colui che genera e se ne rende degno". Così Dostoevskij ne "I fratelli Karamazov". Che la stessa cosa si possa dire della madre in un'epoca in cui la figura del padre sembra, definitivamente, evaporata? Forse sì. La genitorialità come dato di fatto, oggi, non basta. Serve, innanzitutto, il riconoscimento del figlio.
Così può capitare che una famiglia stia in piedi, seppur barcollando clamorosamente, senza né un padre né una madre. Come nello spettacolo andato in scena ieri sera al Teatro "Idelfonso Nieri" di Ponte a Moriano. La compagnia "Unicorno" di Vinci, 'battezzata' per l'occasione dalla compagnia madrina "L'anello" di Pisa, ha rappresentato la Toscana al Gran Premio del Teatro Amatoriale Italiano - organizzato dalla F.I.T.A. - portando in scena "Pavesini e salsa tonnata": un inno alla diversità o, se vogliamo, una critica aspra al concetto stesso di normalità.
Ludovico - che parla, scrive e pensa come un aedo del '400 - è forse normale? No. E Sofia, che vede la morte dappertutto come la macabra Mercoledì Addams? Certo che no. Lo è allora Patrizia che sparisce due mesi di casa, senza pagare l'affitto, e poi, all'improvviso, torna e pretende di nuovo la sua stanza? Non esattamente. E che dire di Felice Mancuso, che pratica la 'gentile ribellione' dello scrivano Bartleby di Melville?
C'è un elemento, però, che rende questo conglomerato di individui "strambi" - senza alcun legame di parentela all'anagrafe - un nucleo familiare del tutto "normale": l'amore. Scriveva Calvino: "L'umano arriva dove arriva l'amore; non ha confini se non quelli che gli diamo". Applicando questo assunto, anche un dispositivo freddo e incorporeo come Alexa - che, nello spettacolo, ricorda HAL 9000 di "Odissea nello Spazio" - può trasformarsi in un membro, a tutti gli effetti, della famiglia.
La commedia assume connotati drammatici, ma non tocca né le vette del riso né gli abissi del pianto. Manca qualcosa. Bravo l'attore-regista Matteo Dall'Olmo anche se, forse, troppo caratterizzato nel personaggio (così come, d'altronde, tutti gli altri). Il rischio di cadere nello stereotipo, sul palco, è sempre dietro l'angolo. Forse l'umanità è ancora più complessa di così. Forse, la diversità di ogni singolo uomo è ancora più marcata.
Il set è scarno. Le musiche un po' troppo invadenti (soprattutto sui monologhi). Il gioco di luci, semplice. Nel complesso, comunque, un'opera teatrale divertente, con momenti di riflessione e di timida commozione conditi da momenti di sana comicità.
Geniale la trovata di far assaggiare, all'uscita del teatro, il famoso abbinamento proposto sul palco: pavesini e salsa tonnata. A chi - come il sottoscritto - ha ceduto alla tentazione, il contrasto dolce-amaro non è dispiaciuto affatto. È proprio vero che, prima di giudicare qualcosa, bisognerebbe sempre sapere, almeno, di cosa si parla. O, comunque, provare.
Foto di Domenico Bertuccelli
Pavesini e salsa tonnata? Basta che funzioni: al Teatro Nieri la 'ribellione gentile' alla normalità
Scritto da andrea cosimini
L'evento
05 Maggio 2025
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