Conservare la memoria non è soltanto un gesto di rispetto verso il passato. È un atto di responsabilità verso il presente e un investimento per il futuro. Nelle vecchie immagini, nei ritratti silenziosi, nei paesaggi catturati con precisione e amore, si annida qualcosa che ci riguarda tutti: il filo che tiene unita una comunità. Per questo è bello e importante raccontare storie come quella dell’Archivio Rigali, oggi protagonista di una nuova, preziosa mostra ospitata presso la Fondazione Ricci di Barga, realizzata in collaborazione con l’Istituto storico lucchese - sezione di Barga, con il patrocinio del comune di Barga.
A parlare con passione e gratitudine è Cristiana Ricci, presidente della Fondazione Ricci, che evidenzia come questa esposizione rappresenti molto più di un evento culturale: è la seconda tappa di un vero e proprio cammino nella memoria visiva della città. Un cammino reso possibile da un patrimonio unico: l’Archivio Rigali, un fondo fotografico immenso, composto da oltre 40.000 pezzi, molti dei quali lastre in vetro risalenti alla fine dell’ottocento e ai primi del novecento. Questo tesoro, arrivato fino a noi grazie alla straordinaria generosità degli eredi Elena e Giuseppe Biagiotti, è il frutto non solo del lavoro di Pietro Rigali, ma anche di archivi precedenti come quelli dei fotografi Bonaccorsi e Iacopetti. Un patrimonio che ha attraversato due guerre, documentando più di 150 anni di storia sociale, politica, urbanistica e culturale di Barga. La sua importanza è tale che già nel 2000, con lungimiranza, era iniziata un’opera di digitalizzazione a cura dell’associazione La Befana, grazie al lavoro fondamentale di Pierluigi Tortelli, che ha reso possibile consultare molte di queste immagini sul sito www.bargainfotografia.com, aperto al contributo e ai ricordi dei cittadini.
Il progetto espositivo attuale è curato da Sara Moscardini, in doppia veste di direttrice della sezione barghigiana dell’Istituto Storico Lucchese e archivista della mostra, affiancata dalla fotografa Caterina Salvi, collaboratrice della Fondazione Ricci, che ha dato un contributo fondamentale sia nella selezione delle immagini sia nell’organizzazione. Non sono mancati i ringraziamenti alla famiglia Biagiotti, così come a tutti coloro che hanno contribuito concretamente all’allestimento della mostra. Un ringraziamento particolare è andato ad Andrea Baldi, che ha realizzato con maestria artigianale le riproduzioni tratte dalle lastre originali dell’archivio, dando così avvio al percorso espositivo. La mostra è suddivisa in più sezioni: si parte con un omaggio alla figura di Pietro Rigali, alla sua vita personale e al suo lavoro, per poi proseguire con un approfondimento sulla storia della fotografia a Barga. Si incontrano quindi panorami, scorci, ritratti, e momenti significativi della vita aggregativa barghigiana: dalla Befana al carnevale, dal trofeo del muletto alle tante feste di paese. L’ultima immagine esposta, simbolica, è una foto degli anni ’80: un bambino che corre incontro all’obiettivo, quasi a voler uscire dalla foto e abbracciare il presente. “Per noi - ha detto Moscardini - l’archivio Rigali è questo: qualcosa che viene da ieri ma che corre verso il futuro”.
Anche la sindaca di Barga, Caterina Campani, ha voluto sottolineare il valore culturale e sociale della mostra: “Qua dentro c’è la storia di Barga: dei suoi palazzi, delle sue famiglie, delle sue vie. È un mondo. Dobbiamo sentire come nostra la missione di proteggerlo e valorizzarlo. È stato fatto un lavoro immenso di catalogazione e identificazione dei temi, e anche uno studio dell’evoluzione tecnica della fotografia che restituisce grande dignità artistica alla figura di Pietro Rigali.” Campani ha poi assicurato l’impegno continuo dell’amministrazione comunale: “Questa mostra è solo la seconda tappa. Ce ne saranno altre. Il comune ci sarà, convinto del valore profondo di questo lavoro.”
Caterina Salvi, con lo sguardo di chi ama profondamente l’arte fotografica, ha ricordato l’appuntamento dei prossimi giorni: il 17 e 18 maggio, due giornate dedicate alla tecnica fotografica con workshop e incontri, aperti a tutti. Ma ha anche voluto porre l’accento sulla qualità estetica delle immagini esposte: “Osservate la bellezza di una stampa che quasi si può toccare, assaggiare. Rigali ha portato la tecnica di fotografia in studio nel mondo esterno, ha fatto dialogare i soggetti con il paesaggio. Questo è il suo lascito”.
E proprio la presidente Cristiana Ricci, visibilmente emozionata, ha concluso l’inaugurazione con parole semplici ma potenti: “Questa missione è iniziata. Vediamo dove ci porterà. Conservare la memoria riguarda tutti noi”. La Fondazione Ricci si prepara a lanciare appelli pubblici per sostenere questo lavoro, perché l’archivio richiederà tempo, risorse, competenze. Ma l’obiettivo è chiaro: valorizzare una memoria collettiva che ci appartiene, proteggerla per renderla accessibile anche alle generazioni future.
In un’epoca in cui tutto scorre velocemente e l’oblio sembra più facile del ricordo, progetti come questo ci insegnano che ritornare al passato non è un esercizio sterile, ma una risorsa preziosa. La memoria condivisa è ciò che tiene viva una comunità, ne rafforza il senso di appartenenza e ne definisce il carattere. L’Archivio Rigali non è solo un insieme di fotografie: è uno specchio del tempo, un documento vivo che ci aiuta a capire chi siamo e da dove veniamo. E oggi, più che mai, abbiamo bisogno di ricordare - per non perdere la direzione.
Foto di Nicola Tognetti