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Scritto da elisa togneri
castiglione di garfagnana
18 Aprile 2025

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Ogni Giovedì Santo, per le vie di Castiglione di Garfagnana, si riversano fedeli e turisti per prendere parte ad una secolare tradizione che mischia fede, folklore e mistero. Una serata scandita dal rumore di catene che vengono trascinate lentamente, dal fragore dei tamburi e dalla tremolante luce di candele.

Anche quest’anno la tradizione è stata rispettata, seppure il maltempo abbia costretto ad una processione più breve, ma la cerimonia è regolarmente iniziata con la celebrazione della Messa in cena Domini (cena del Signore), officiata dal parroco don Riccardo Micheli, una vera e propria rievocazione in cui 12 ragazzi del paese interpretano gli apostoli e cenano in tavoli disposti attorno all’altare e prendono parte alla lavanda dei piedi ad opera del prete.

Ad interrompere la celebrazione è l’arrivo di un misterioso uomo incappucciato, vestito di bianco, con i piedi scalzi avvolti da catene e il capo incoronato di spine: è lui l’interprete di Gesù Cristo che ha deciso di ripercorrere il suo martirio e gli attimi che hanno preceduto la sua morte.

In chiesa irrompono così i soldati romani, il cui incedere è scandito dal ritmo dei tamburi, Giuda bacia Cristo e viene così prelavato dai legionari e caricato del peso della grande croce lignea che dovrà trasportare in giro per tutto il paese.

Il borgo diventa così teatro di un momento di intensa spiritualità e i paesani ne diventano gli attori che contribuiscono alla creazione di uno scenario estremamente evocativo ed intenso. Tutto pare fermarsi attorno a quella lenta processione seguita da molti fedeli o attesa lungo le vie; le luci dei bar si spengono al passaggio dell’interprete di Gesù, annunciato dal suono dei tamburi e dal fruscio delle catene che gli avvolgono i piedi nudi, il silenzio cala e il borgo si ferma ad osservare uno scenario che si ripete uguale negli anni, ma che riesce sempre a suscitare forti emozioni. Nemmeno la pioggia è riuscita a fermare l’evento, i fedeli e gli appassionati riempievano la chiesa e molti hanno seguito la processione abbreviata lungo le vie del paese.

La tradizione affonda le sue radici in un lontano passato, probabilmente nel ‘600, con la nascita delle confraternite, e deve il suo nome originale, “processione dei crocioni”, alla presenza di due celebrazioni, una il giovedì sera e l’altra il venerdì mattina, organizzate dalle due confraternite del paese; l’usanza del venerdì mattina si è poi persa ad inizio ‘900. Il rito, che pure mantiene intatta la spiritualità che lo caratterizza da ormai svariati secoli, è però mutato col tempo: infatti solo negli anni ’70 sono stati introdotti gli apostoli e i soldati romani.

Rimane però invariata l’usanza di mantenere l’assoluto anonimato dell’uomo che, per fede, penitenza o per amore della tradizione, decide di vestire i panni di Gesù Cristo. L’anonimato di questa persona è così importante e così tutelato che, fino agli anni ’90, il candidato veniva chiuso nell’armadio della sagrestia, di modo che solo il prete e colui che lo aveva scelto, potessero conoscere la sua identità. Ancora oggi, ad eccezione di pochi eletti, nessuno conosce né conoscerà mai l’identità dell’uomo incappucciato che per una sera ha rivissuto il martirio di Cristo.

Quella che Castiglione ci racconta, ogni Giovedì Santo, è una storia di devozione, mistero e tradizioni così antiche e radicate le cui origini sembrano perdersi nella notte dei tempi. Il cuore pulsante di una comunità che pare fermare il tempo per conservare le proprie radici e ricordare da dove viene.

Foto di Elisa Togneri

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