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Foresta Terapia: un approccio innovativo per riscoprire il legame tra benessere psicologico e natura
La dottoressa Beatrice Gentilini, 32 anni, originaria di Lucca, è laureata in psicologia clinica e della salute. Per la "Gazzetta del Serchio" (www.lagazzettadelserchio.net) cura la rubrica mensile "Abbi cura di te" avvalendosi della collaborazione attiva di professioniste nella realizzazione di articoli a tema benessere. Video

Dalla Garfagnana a Covent Garden, passando per i colori
Josette Sedami Agbo, Josy, è un'appassionata di cibo, musica e viaggi. Originaria del Benin, ha vissuto e lavorato molti anni in Valle del Serchio. Su "La Gazzetta del Serchio" (www.lagazzettadelserchio.net) cura la rubrica "Tea&Ribollita": un viaggio tra la tradizione toscana e lo stile londinese. Foto e video

"Primo maggio, il pensiero va ai disoccupati"
Riceviamo e pubblichiamo questa lettera di Bruno Pollacci, direttore dell'Accademia d'Arte di Pisa, in occasione della festa dei lavoratori che si celebra ogni anno il primo maggio

"Grazie ai comuni che hanno revocato la cittadinanza onoraria a Mussolini"
Riceviamo e pubblichiamo questo intervento di Federico Gilardetti, consigliere provinciale con delega alle politiche della memoria, in merito alla revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini

"Di gentilezza, familiarità e di festa: viaggio nella valle del Serchio"
La scrittrice Cinzia Troili, nata ad Ascoli Piceno, ha origini materne nel borgo di Coreglia Antelminelli. Su “La Gazzetta del Serchio” (www.lagazzettadelserchio.net) cura la rubrica mensile “L’espresso delle 11.15”

"25 aprile: ricordare la liberazione per rinnovare la nostra dignità umana e sociale"
Riceviamo e pubblichiamo questo intervento di Bruno Pollacci, direttore dell'Accademia d'Arte di Pisa, in occasione delle celebrazioni per l'80° anniversano della liberazione

"Raccolta gratuita di legname sui corsi d'acqua: proposta approvata da tre consigli"
Riceviamo e pubblichiamo questo intervento di Ismaele Ridolfi in merito alla proposta di legge di iniziativa popolare relativa alla raccolta gratuita di legname sui corsi d'acqua che è stata approvata da tre consigli comunali e che adesso passerà all'esame del consiglio regionale

Cronache da un carrello londinese: dai ravioli in scatola (sic!) alle zuppe in polvere
Josette Sedami Agbo, Josy, è un'appassionata di cibo, musica e viaggi. Originaria del Benin, ha vissuto e lavorato molti anni in Valle del Serchio. Su "La Gazzetta del Serchio" (www.lagazzettadelserchio.net) cura la rubrica "Tea&Ribollita": un viaggio tra la tradizione toscana e lo stile londinese. Foto

Vinitaly 2025: una penisola dei sensi
Romina Marovelli, curatrice sensoriale e sommelier, è titolare dello shop Marovelli a Castelnuovo di Garfagnana che raccoglie eccellenze selezionate per offrire abbinamenti di qualità tra formaggi, vini, distillati e specialità gastronomiche. Su La Gazzetta del Serchio (www.lagazzettadelserchio.net) cura in esclusiva la rubrica "Il Senso invisibile"

Coreglia e i figurinai: a maggio cinque racconti per il 50° anniversario del museo 'G. Lera'
In occasione del 50° anniversario del museo civico della figurina di gesso e dell’emigrazione "Guglielmo Lera" di Coreglia Antelminelli, la scrittrice Cinzia Troili pubblicherà, nel mese di maggio, cinque "Racconti di gesso" dedicati ai figurinai all'interno della sua rubrica "L'espresso delle 11.15"

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I brani più iconici di uno dei gruppi che hanno fatto la storia della musica italiana hanno risuonato, ieri sera, al Teatro Alfieri di Castelnuovo di Garfagnana con il concerto "Unplugged" di Yuri Cilloni e Massimo Vecchi, in pratica i "Nomadi".
Lo spettacolo è stato organizzato dal Lions Club Garfagnana e presentato dal suo presidente Claudio Civinini, che ha ricordato il 60° anno di attività del Lions e gli scopi benefici del club. Il ricavato stesso del concerto verrà, in parte, devoluto alle associazioni "Il Sogno" onlus e "Voa Voa Amici di Sofia" onlus.
Alla serata era presente una folta rappresentanza dell'associazione Anffas di Lucca, i cui soci hanno partecipato attivamente al concerto con balli, canti e cartelloni per richieste di brani che hanno presentato ai due membri dei Nomadi. Il gruppo li hanno ricambiati invitandoli sul palco per cantare insieme a loro l'ultimo brano del concerto, l'immortale "Io Vagabondo".
Il Teatro Alfieri era pieno e tutto il pubblico ha partecipato con entusiasmo, cantando e battendo le mani, sotto la regia dei due 'Nomadi' che hanno mantenuto alta l'attenzione, coinvolgendo gli spettatori ulteriormente nei cori. Insieme a Yuri e Massimo, sul palco c'erano Massimigliano Frignan (chitarre), Maurizio 'vitellozzo' Biondini (batteria) e Luca Zaccaria (fisarmonica e tastiere).
Chi sono i Nomadi? Sono un gruppo rock nato nei primi anni '60 tra Modena e Reggio Emilia, formato inizialmente da Beppe Carletti e Augusto Daolio, due ragazzi emiliani che hanno deciso di formare una loro band. L'esordio è avvenuto nel 1963 e il nome scelto - Nomadi - è un po' per caso ma, forse, anche per destino come raccontano nel loro sito ufficiale. Infatti, sono passati più 60 anni, ma calcano ancora le scene italiane esibendosi per quello che si può definire il loro "popolo nomade".
I membri della band sono cambiati in questi 60 anni. E l'ultimo erede di Daolio è proprio Yuri Cilloni (voce) che, insieme a Massimo Vecchi (basso, voce), costituisce lo scheletro dell'attuale formazione. Il gruppo ha cantato, fin dagli esordi, brani impegnati e di protesta: primo tra tutti "Dio è morto", che racconta gli orrori dell'olocausto, condividendo palco e canzoni con Francesco Guccini, autore di questo brano.
Il concerto all'Alfieri è stato generoso in termini di scaletta. Il pubblico, pur di esserci, ha sfidato il maltempo e le numerose frane che ostacolano la nostra viabilità. Tra i brani eseguiti: 'Uomo di Monaco', con dedica speciale ad Augusto Daolio, lo storico fondatore dei Nomadi scomparso nel 1992; non potevano poi mancare alcuni storici brani di Guccini, come 'Noi non ci saremo', 'Il vecchio e il bambino', 'Canzone per un amica' e 'Dio è morto'.
Il brano 'Il paese delle favole' ha dato occasione ai nostri Nomadi di citare il brano di Iannacci 'Vengo anch'io', per poi chiudere coralmente con 'Bella ciao'. Con 'Crescerai', sia Yuri che Massimo si sono dilungati, creando dei siparietti con la platea. E lo stesso con 'Ho difeso il mio amore'.
Il mio brano preferito è stato "Canzone per un'amica": un pezzo bellissimo e toccante, eseguito con un accompagnamento vivace e divertente,quasi in contrasto con le parole drammatiche del testo del 1968, scritto e cantato da Guccini e poi ricantato dai Nomadi; un brano che avevo nella memoria, ma che avevo dimenticato ed è stata, per me, proprio una riscoperta.
La scaletta completa è stata: "Il paese" (2007), "Gli aironi neri" (1991), "Noi non ci saremo" (brano di Francesco Guccini e Nomadi, 1973), "La mia terra" (2007), "L'uomo di Monaco" (2003), "Riverisco" (1977), "Il fiore nero" (1997), "Un pugno di sabbia" (1976), "Il vecchio e il bambino" (Guccini, 1972), "Come potete giudicare" (1992), "Tutto a posto" (1974), "Il paese delle favole" (2005), "Crescerai" (1976), "Io voglio vivere" (2003), "Ho difeso il mio amore" (1968), "Un giorno insieme" (1992), "Canzone per un'amica" (Guccini, 1968), "Dio è morto" (Guccini, 1965), "Io vagabondo" (1976).
Questo è tutto per oggi. Seguitemi nella mia rubrica "Il teatro è servito", ovviamente insieme a tutto quanto fa spettacolo.
Maria Tina Biagioni
"Mi chiamo Maria Tina Biagioni, sono un'insegnante in pensione, da sempre appassionata di teatro e di spettacolo. Mi piace molto anche la musica. Lo scorso anno ho partecipato alla Accademia teatrale organizzata dal Circo e La Luna di Michela Innocenti, dalla Regione Toscana e dal Teatro Alfieri. L'anno precedente ho partecipato al corso teatrale per adulti, sempre del Teatro Alfieri, ancora con Michela Innocenti. A questi corsi sono seguiti dei saggi, dove ho avuto piccole parti come attrice. La passione per il teatro mi è scattata vedendo varie commedie in televisione negli anni '70. Poi a Pisa, durante i miei studi universitari, sono andata spesso al Teatro Verdi e anche al Teatro del Giglio a Lucca, dove ho visto attori e spettacoli che mi sono rimasti impressi nella mente. Attori come Edoardo de Filippo, Carmelo Bene, Vittorio Gassman o Gabriele Lavia e spettacoli come "Flower" di Lindsay Kemp. Già da ragazza avevo partecipato, come attrice amatoriale, in una compagnia garfagnina. Ho tenuto alcune trasmissioni radiofoniche sulla musica rock e su Bruce Springsteen, nella scomparsa "Radio Music Lab di Piazza al Serchio, dove raccontavo e analizzavo brani, musicisti e storie pensate e assemblate da me, pescando, naturalmente, da libri e da Internet".
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Se ti dico San Patrizio, tu cosa rispondi? Probabilmente la tua mente vola subito all’Irlanda, alla sfilata di persone vestite di verde e magari a qualche trifoglio sparso qua e là. Birra verde, trifogli, folletti e fiumi di Guinness? Oppure pensi a un santo con una lunga barba bianca che ha liberato l’Irlanda dai serpenti? Ma ecco, la prima sorpresa: San Patrizio, in realtà, non era nemmeno irlandese!
Qualunque sia la tua risposta, San Patrizio è una figura avvolta da miti e tradizioni che vanno ben oltre l’isola di smeraldo. Secondo le fonti storiche, il santo patrono d’Irlanda era nato in Britannia nel V secolo, probabilmente tra l'attuale Scozia e il Galles. Da giovane fu rapito dai pirati irlandesi e ridotto in schiavitù. Dopo anni trascorsi nelle terre d’Irlanda, riuscì a fuggire, ma decise di tornarci come missionario, portando con sé il Cristianesimo e una serie di leggende che lo avrebbero reso immortale
Un altro simbolo inscindibile da San Patrizio è il trifoglio, o shamrock. La leggenda narra che il santo lo usasse per spiegare il concetto della Trinità cristiana ai pagani irlandesi: tre foglie, un’unica pianta. Ma c’è di più. Il trifoglio era già importante nella cultura celtica, dove simboleggiava la natura, la rinascita e la connessione con il divino. San Patrizio, insomma, non fece altro che reinterpretare un simbolo antico in chiave cristiana.
Oggi, il trifoglio è un emblema dell’Irlanda e spunta ovunque il 17 marzo: sulle spille, nei cappelli buffi e persino nella schiuma della birra! Ma la prossima volta che lo vedi, ricorda che è molto più di un semplice portafortuna: è il filo sottile che collega storia, fede e tradizione.
Ma sapevi che il colore originariamente associato a San Patrizio non era il verde, ma l'azzurro? ???? Ecco un altro colpo di scena! In effetti, il verde divenne dominante solo più tardi, con l’ascesa dei movimenti nazionalisti irlandesi, che lo adottarono come simbolo dell’identità dell’isola. L'azzurro, invece, era il colore dell’Ordine di San Patrizio, un ordine cavalleresco istituito nel 1783.
E Londra in tutto questo? Londra e l’Irlanda sono profondamente legate da una storia antica e complessa. Da secoli, la capitale britannica è stata casa di una numerosa comunità irlandese, che ha lasciato il segno in diversi quartieri, come Kilburn e Camden, un tempo cuori pulsanti della diaspora. Molti irlandesi arrivarono in cerca di lavoro e nuove opportunità, soprattutto durante la Grande Carestia.
Oggi, il St. Patrick’s Day è una delle celebrazioni più sentite in città, con una grande parata a Trafalgar Square e con i pub che si riempiono di musica folk e brindisi infiniti. Dal 14 al 17 marzo, Londra si veste di verde con eventi sparsi ovunque, quindi c’è solo l’imbarazzo della scelta su come festeggiarlo!
E proprio per sentirmi un po’ irlandese anch’io, quest’anno ho deciso di celebrarlo a modo mio, concedendomi tre piccoli piaceri. Niente follie, solo quei momenti che sanno di festa e che rendono speciale anche una semplice giornata di marzo.
Si dice che il giorno di San Patrizio bisogna indossare qualcosa di verde per evitare di essere "pizzicati" dagli spiritelli dispettosi… e io non corro rischi! La mia giornata è iniziata con un gesto scaramantico (o forse solo simpatico): indossare qualcosa di verde (tra l’altro è il mio colore preferito). E quale scelta migliore dei miei calzini con le pecorelle, comprati durante un viaggio a Dublino? Con i piedi al caldo e lo spirito già in modalità festa, ero pronta per la mia prima tappa.
Poi, tra una passeggiata e qualche chiacchiera, ho deciso di dedicarmi a un po’ di comfort food irlandese. Non un semplice fish and chips, ma qualcosa di autentico e sorprendente... Arrivata a Dalston, al birrificio 40FT mi attendeva una vera chicca: la < spice bags >. Cosa c’è dentro? La spice bags ha una base che comprende pollo alla griglia, patate al grasso di pollo, peperoni, cipolle e pelle di pollo croccante, condita con una salsa al curry Acme Vadouvan. Qui il cibo assume la forma di sacchetti di spezie, un piatto notturno che si trova comunemente nei take away cinesi in Irlanda. Ma che bontà!
E come ogni festa che si rispetti, non poteva mancare un tocco dolce e, così per la mia seconda tappa ho scelto il Pastaio, il noto ristorante di pasta a Soho. Qui in onore c’era il tiramisù alla Guinness. E no, non era certo un tiramisù come gli altri. Gli ingredienti sono da capogiro. La base era composta da una torta al cioccolato alla Guinness, bagnata da una generosa dose di wisky irlandese, a completare la crema al mascarpone.
Ed eccomi al terzo giorno, ovviamente, non potevo perdermi la Parata di San Patrizio, tra musica, balli e bandiere verdi sventolanti. E per chiudere in bellezza? Una bella pinta scura, fredda e irlandese, gustata in un pub, come tradizione comanda! ????
Vi lascio l’ultima chicca prima di salutarvi <<Curiosità finale: lo sapevi che...? >> Fino agli anni ‘70, in Irlanda, i pub erano chiusi il giorno di San Patrizio! La festa era considerata un giorno religioso e, fino al 1979, le autorità vietavano la vendita di alcolici. Difficile da credere, visto quanto oggi il St. Patrick’s Day sia associato alla birra!
Quindi, che tu decida di festeggiare con una Guinness, una parata o un dolce speciale, l’importante è entrare nello spirito della festa... Sláinte! ????
Alla prossima,
Lovely to see you!
T&R
Josette Sedami Agbo
"Mi chiamo Josette Sedami Agbo, Josy, e sono originaria del Benin. Per molti anni ho vissuto ed ho lavorato in Valle del Serchio. Un anno e mezzo fa mi sono trasferita a Londra assieme al mio compagno, Marco, di Pieve Fosciana. Sono appassionata di viaggi, musica e cucina. Mi piace l'arte: oltre a frequentare mostre, mi diletto nel realizzare quadri con la tecnica della pirografia. Sono una persona sensibile, curiosa e creativa. Parlo, oltre all'italiano, anche il fon - ovvero la lingua del mio paese di origine -, l'inglese e il francese. Su La Gazzetta del Serchio ho già curato la rubrica "Scusi, posso assaggiare?".
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