Rubriche
"Grazie ai comuni che hanno revocato la cittadinanza onoraria a Mussolini"
Riceviamo e pubblichiamo questo intervento di Federico Gilardetti, consigliere provinciale con delega alle politiche della memoria, in merito alla revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini

"Di gentilezza, familiarità e di festa: viaggio nella valle del Serchio"
La scrittrice Cinzia Troili, nata ad Ascoli Piceno, ha origini materne nel borgo di Coreglia Antelminelli. Su “La Gazzetta del Serchio” (www.lagazzettadelserchio.net) cura la rubrica mensile “L’espresso delle 11.15”

"25 aprile: ricordare la liberazione per rinnovare la nostra dignità umana e sociale"
Riceviamo e pubblichiamo questo intervento di Bruno Pollacci, direttore dell'Accademia d'Arte di Pisa, in occasione delle celebrazioni per l'80° anniversano della liberazione

"Raccolta gratuita di legname sui corsi d'acqua: proposta approvata da tre consigli"
Riceviamo e pubblichiamo questo intervento di Ismaele Ridolfi in merito alla proposta di legge di iniziativa popolare relativa alla raccolta gratuita di legname sui corsi d'acqua che è stata approvata da tre consigli comunali e che adesso passerà all'esame del consiglio regionale

Cronache da un carrello londinese: dai ravioli in scatola (sic!) alle zuppe in polvere
Josette Sedami Agbo, Josy, è un'appassionata di cibo, musica e viaggi. Originaria del Benin, ha vissuto e lavorato molti anni in Valle del Serchio. Su "La Gazzetta del Serchio" (www.lagazzettadelserchio.net) cura la rubrica "Tea&Ribollita": un viaggio tra la tradizione toscana e lo stile londinese. Foto

Vinitaly 2025: una penisola dei sensi
Romina Marovelli, curatrice sensoriale e sommelier, è titolare dello shop Marovelli a Castelnuovo di Garfagnana che raccoglie eccellenze selezionate per offrire abbinamenti di qualità tra formaggi, vini, distillati e specialità gastronomiche. Su La Gazzetta del Serchio (www.lagazzettadelserchio.net) cura in esclusiva la rubrica "Il Senso invisibile"

Coreglia e i figurinai: a maggio cinque racconti per il 50° anniversario del museo 'G. Lera'
In occasione del 50° anniversario del museo civico della figurina di gesso e dell’emigrazione "Guglielmo Lera" di Coreglia Antelminelli, la scrittrice Cinzia Troili pubblicherà, nel mese di maggio, cinque "Racconti di gesso" dedicati ai figurinai all'interno della sua rubrica "L'espresso delle 11.15"

"Sempre vinti, sempre ribelli": ancora grande musica all'Alfieri con Stàindùbatta e Scaruffi
Maria Tina Biagioni è un'insegnante in pensione, da sempre appassionata di teatro e di spettacolo, amante della musica. Su La Gazzetta del Serchio cura la rubrica "Il teatro è servito"

"20 aprile 1945: la liberazione di Castelnuovo di Garfagnana"
Riceviamo e pubblichiamo questo intervento del presidente del consiglio comunale di Castelnuovo di Garfagnana, Niccolò Roni, in occasione dell'anniversario degli 80 anni dalla liberazione del capoluogo

Gli auguri di buona pasqua del vescovo: "Gesù vive per sempre, la speranza non delude"
Riceviamo e pubblichiamo questa lettera di auguri dell'arcivescovo della diocesi di Lucca, monsignor Paolo Giulietti, in occasione della santa Pasqua

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Sono cresciuta con sapori semplici ma pieni di gusto: pane sciocco, focaccia, pomodori veri, olio buono e piatti lenti che profumavano tutta la casa. La cucina era ed è casa, famiglia, chiacchiere a tavola.
Poi sono arrivata a Londra... e ho scoperto un altro mondo.
Il cibo qui è comodo, non conviviale …qui si mangia in piedi, in fretta, da soli. Il pasto è visto come carburante, non una celebrazione; infatti si trovano i meal deal a 3 sterline. I meal deal (offerta pasto) è una promozione di vendita che racchiude tre articoli: un piatto principale (spesso un panino ), una bevanda e uno spuntino (patatine gusto sandwich al formaggio e cipolla o dolciumi). Voilà, pranzo fatto. Dove noi italiani facciamo della tavola un teatro, qui c’è solo il backstage.
Ma andiamo a esplorare l’assurdo. Non so voi, ma io quando entro in un supermercato inglese mi sento un po’ come in una puntata di Black Mirror versione gastronomica. La prima volta ho pensato: “Ma che sarà mai, devo solo comprare il pane.”
Ecco le stranezze che ho trovato tra i scaffali che mi hanno fatto restare a bocca aperta – e non per la fame:
- Ravioli in scatola con “sugo italiano”… che dell’Italia ha solo il nome.
- Spaghetti. Sì, avete capito bene. Spaghetti. In. Scatola.
Al pomodoro, affogati in una salsa arancione che pare ketchup allungato. - Prosciutto cotto in latta, da schiacciare per farlo uscire come fosse tonno. Se mia nonna lo sapesse, risorgerebbe per andare a protestare davanti al Parlamento Britannico.
- Mela caramellata confezionata. Da noi la vedi solo alle fiere, qui la trovi tutto l’anno nel reparto frutta (più o meno). Chi ha pensato che una mela zuccherata potesse essere considerata uno “snack salutare” meriterebbe il premio creatività.
- Acqua di cocco …col cocco. Hai sete? Invece della bottiglietta, qui ti vendono proprio la noce di cocco intera, bucata con la cannuccia già infilata. Comoda, eh… ma prova tu ad aprirla in autobus.
- Marmite, qui si entra in un altro livello. Una crema scura fatta di estratto di lievito, amata da alcuni come fosse oro nero, temuta da altri come la peste. La pubblicità qui dice: “Love it or hate it.”
- Zuppe in polvere, piatti pronti al microonde, mac & cheese istantaneo.
- E ovviamente, patatine con ogni gusto possibile, da pollo arrosto a cocktail di gamberi fino al sandwich completo.
A questo punto mi chiedo cosa scegliere tra fresco, surgelato, o in scatola? Allora in teoria, qui si predilige il “fresh”. In pratica, il fresco è spesso prelavato, pretagliato, preconfezionato. I surgelati sono l’orgoglio nazionale: dal curry al sushi, dalla shepherd’s pie alla paella. E poi, le scatolette: baked beans, spezzatino, ratatouille e polpette al sugo. Se devo scegliere, vado col surgelato. Gli italiani – qui come in Italia – si fidano del freezer, non della latta. Perché una scatoletta sa di solitudine, di mensa, di “non c’ ho voglia”.
Le polpette devono avere la crosticina, non il liquido d’attesa. E comunque no: non comprerò mai delle polpette in latta. I miei genitori mi scomunicherebbero.
Una cosa che mi piace è impastare e ho imparato che ciò è il mio modo di prendermi cura. Quando ho voglia di qualcosa, se è fattibile, cerco sempre di farmela da sola – certo, con un po’ di organizzazione. Non vi nego che qualche volta, le verdure per il minestrone le ho comprate tra i surgelati. La praticità fa parte della vita. Ma la soddisfazione di sporcarsi le mani di farina non ha eguali.
Noi siamo fatti di pane e memoria. Siamo quelli che leggono le etichette, che annusano il basilico, che si offendono se un ragù cuoce solo mezz’ora. Io, qui, mi sento un po’ ambasciatrice del cucinato lento. Ma finché resisto alla tentazione delle polpette in latta, posso ancora guardarmi allo specchio. E poi ci lamentiamo noi italiani che nei supermercati trovi “troppa roba”. Almeno noi una lasagna la troviamo. Qui devi pregare che nel reparto "world food" ci sia qualcosa che non sia “pasta alla bolognese con i piselli”.
Però, diciamoci la verità: anche questo fa parte dell’avventura di vivere a Londra. Ogni volta che vado a fare la spesa mi sento una piccola esploratrice, armata di occhio clinico e spirito critico, pronta a scovare l’ennesima stranezza da raccontare.
Concludo con una massima che mi ripeto spesso davanti allo scaffale delle salse: “Ribollita nel cuore, ma con il tè in mano.” E con la spesa... meglio andare cauti.
Alla prossima,
Lovely to see you!
T&R
Josette Sedami Agbo
"Mi chiamo Josette Sedami Agbo, Josy, e sono originaria del Benin. Per molti anni ho vissuto ed ho lavorato in Valle del Serchio. Un anno e mezzo fa mi sono trasferita a Londra assieme al mio compagno, Marco, di Pieve Fosciana. Sono appassionata di viaggi, musica e cucina. Mi piace l'arte: oltre a frequentare mostre, mi diletto nel realizzare quadri con la tecnica della pirografia. Sono una persona sensibile, curiosa e creativa. Parlo, oltre all'italiano, anche il fon - ovvero la lingua del mio paese di origine -, l'inglese e il francese. Su La Gazzetta del Serchio ho già curato la rubrica "Scusi, posso assaggiare?".
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L'enoturismo sale sul palco
Vinitaly 2025 ha segnato un passaggio fondamentale: per la prima volta, l'enoturismo è stato riconosciuto come format ufficiale della manifestazione, con uno spazio dedicato, una programmazione strutturata e una nuova consapevolezza. Le cantine non sono più solo luoghi di produzione, ma diventano spazi di accoglienza, racconto e relazione.
«Il turismo enogastronomico non è solo una tendenza: è un modo profondo di viaggiare, che mette al centro il legame tra territorio, identità e cultura alimentare. Permette di scoprire un luogo attraverso i suoi sapori, le sue pratiche e le persone che li custodiscono. È un'esperienza che coinvolge i sensi, attiva la memoria e genera relazioni autentiche. Oggi rappresenta una delle chiavi più forti per valorizzare le aree interne e costruire un'economia culturale sostenibile.»
Romina – La Penisola dei Sensi
Lo confermano anche i dati: nel 2024, il 77% degli italiani ha visitato un'impresa di produzione, con le cantine al primo posto nelle preferenze, seguite dai caseifici. Un segnale forte e chiaro dell'interesse crescente verso esperienze autentiche e radicate nel patrimonio culturale del Paese. A sottolinearlo è Roberta Garibaldi, presidente dell'Associazione Italiana Turismo Enogastronomico.
Come ha ricordato anche Violante Gardini Cinelli Colombini, presidente del Movimento Turismo del Vino, l'enoturismo rappresenta oggi una delle risorse più forti per la crescita delle aree interne, capace di generare valore culturale, economico e identitario.
Verona
Vinitaly da anni è accolto da una città come Verona che non finisce mai di stupirti della sua eleganza, si lascia scoprire tra i silenzi del primo mattino o le luci tiepide del tramonto. Ho scoperto in occasione del Vinitaly una parte di Verona stupenda tra Ponte Pietra e Castel San Pietro, dove la città si mostra in tutta la sua grazia verticale.
È lì che il mio pensiero è andato a Federico II di Svevia, alla sua figura affascinante e irregolare, al suo amore per i falchi e alla leggenda che lo lega a Montefalco. Un legame che oggi si ritrova nel lavoro della Cantina Caprai, custode di un'idea di "vino monastico" che affonda le sue radici in secoli di equilibrio tra spiritualità e agricoltura.
E come in un volo che attraversa l'Italia, da Montefalco ho seguito il filo fino all'Abbazia di Novacella, in Alto Adige, dove il vino è ancora espressione di sapere e di devozione. Luoghi che non comunicano tra loro con le mappe, ma con il senso profondo della memoria.
E così, tra Vinitaly e Verona, è emerso con chiarezza ed eleganza quel filo visibile e invisibile che unisce i territori attraverso la cultura, la storia e i sensi.
Un filo che cuce il tempo come un abito e che dà forma a una nuova esperienza di viaggio: profonda, radicata, rigenerante.
FOCUS ON – Il filo invisibile
È un intreccio sottile, ma potente, che costruisce esperienze capaci di attraversare i sensi e lasciare tracce durature nella memoria.
È da questo intreccio che nasce La Penisola dei Sensi, progetto culturale e sensoriale ideato da Romina, che mette in relazione luoghi, persone, artigianalità e benessere attraverso un percorso che unisce degustazione, narrazione storica e cammini olfattivi.
"Quando il gusto incontra l'arte e la natura, non si crea solo un'esperienza: si attiva un racconto. E il racconto è la vera forma del viaggio."
Romina Marovelli
"Mi chiamo Romina Marovelli e sono una curatrice sensoriale. La mia esperienza nasce, da oltre 20 anni, dall'azienda casearia di famiglia e si evolve poi nello shop Marovelli che raccoglie eccellenze selezionate per offrire abbinamenti di qualità tra formaggi, vini, distillati e specialità gastronomiche. Parte del mio lavoro è la selezione di cantine direttamente in cantina, esplorando e scegliendo etichette che esprimano al meglio il legame tra terroir e sensorialità.
Oltre ad essere Food e Beverage certificata Luiss e tecnico sensoriale ONAF, ho sviluppato il Centro Studi "La Penisola dei Sensi", un luogo dedicato alla ricerca sulla cultura del cibo e della salute. Attraverso smellwalks, degustazioni, workshop e consulenze, faccio emergere il sapere antico dei monasteri e lo connetto con la maestria contemporanea dei Sarti del Cibo. Collaboro con realtà come Felicetti, Valdotaine e Medicina in Cucina tra cui allergologi, integrando l'esperienza sensoriale con un approccio al benessere consapevole.
Il mio lavoro si estende anche al design olfattivo, con cui trasformo il racconto della storia in un'esperienza sensoriale immersiva. Memoria, emozione e territorio si intrecciano nei miei percorsi, offrendo un modo nuovo di vivere il cibo e il benessere.
Su "La Gazzetta del Serchio" (www.lagazzettadelserchio.net) curo la rubrica "Il Senso Invisibile".
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