Un corso di formazione teorico pratico sul piede diabetico. E’ rivolto a medici, infermieri, podologi, operatori socio sanitari ed è in programma sabato 10 maggio nella Rsa - convento San Francesco a Borgo a Mozzano dalle ore 8.30 alle 17.
La responsabile scientifica è Ilaria Casadidio, medico della Diabetologia di Lucca, che fa parte anche del comitato scientifico insieme a Cecilia Parra e Teresa Leva.
Oltre a Ilaria Casadidio, saranno presenti come relatori Alberto di Carlo (direttore della Diabetologia di Lucca), Claudio Bacci, Cecilia Parra, Orietta Conti, Maria Domenica Grandi.
Tra i temi che verranno trattati nell’incontro di sabato 10 maggio quelli legati alla prevenzione, epidemiologia e clinica del piede diabetico, alle lesioni pre-ulcerative e al percorso ospedale-territorio.
Nella mattinata avranno luogo gli interventi dei relatori e una discussione con i presenti, mentre nel pomeriggio verrà effettuata una divisione in gruppi di lavoro.
Il piede diabetico, definito anche come sindrome del piede diabetico per il suo coinvolgimento sistemico multiorgano, è una patologia cronica, ingravescente e progressiva, associata ad elevata morbidità e mortalità.
Circa il 10% delle persone affette da diabete soffre di problemi al piede, una patologia molto invalidante e a forte rischio di amputazione.
Rappresenta la complicanza più complessa, forse anche la più difficile da gestire non solo per la complessità clinica ma anche perché necessita di un enorme sforzo organizzativo per garantire un intervento tempestivo e coordinato di diverse specialistiche, assicurare un equo accesso alle cure a tutti i cittadini e, non per ultimo, un’ottimale gestione delle risorse.
Il piede diabetico, infatti, segna profondamente la persona che ne è direttamente colpita, impegna fortemente i suoi familiari e ha un importante impatto sulla collettività e sul Sistema sanitario.
Il primo livello di cura “Medicina generale e territorio” ha il compito essenziale di fare prevenzione tramite l’educazione e lo screening della popolazione, di intercettare la patologia nelle fasi precoci e riferire tempestivamente i casi a maggior rischio alle strutture diabetologiche per approfondimenti diagnostici ed eventuale presa in carico.
Essenziale diviene poi la presenza di una rete assistenziale multiprofessionale e multidisciplinare con dei percorsi diagnostici terapeutici strutturati in grado di garantire l’integrazione ospedale/ospedale e ospedale/territorio, per la prevenzione, per il corretto inquadramento e per la cura di questa grave patologia.